Apprendere nuove parole e interpretarle, progetto Bicocca da 1,4 mln
MILANO (ITALPRESS) – Sviluppare un modello in grado di predire i significati, le idee e le intuizioni che vengono stimolati nel momento in cui si apprendono nuove parole e come questi si relazionano con le conoscenze e credenze pregresse. E’ l’obiettivo di “Brave New Word”, progetto di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, coordinato da Marco Marelli, professore del dipartimento di Psicologia (nella foto), che ha ottenuto un finanziamento ERC – Consolidator Grant di 1.387.005 euro, per la durata di 5 anni.
Gli ERC – Consolidator Grant sono finanziamenti destinati dal Consiglio Europeo della Ricerca a ricercatori con un’esperienza pluriennale maturata dopo il conseguimento del dottorato che hanno l’obiettivo di consolidare la propria indipendenza nella ricerca creando o rafforzando – se già costituito – un proprio gruppo di lavoro.
Negli ultimi dieci anni, l’Università di Milano-Bicocca ha ricevuto finanziamenti per 13 progetti ERC, 12 con il programma della Commissione Europea “Horizon 2020” (2014- 2020, di cui 5 Starting Grant, 5 Consolidator Grant, 1 Proof of Concept, 1 Synergy Grant) e 1 con il nuovo programma “Horizon Europe” (2021-2027), il Consolidator Grant ottenuto” da “Brave New Word”.
“Questi risultati – afferma il prorettore alla Ricerca Guido Cavaletti – confortati dall’ultimo risultato positivo ottenuto dal professore Marco Marelli, sono la dimostrazione tangibile del valore della ricerca dell’Università di Milano-Bicocca e della tensione dei ricercatori dell’Ateneo verso la dimensione europea. Per un’Università giovane e multidisciplinare come la nostra questa è l’unica strategia in grado di garantire da un lato un ulteriore sviluppo, e dall’altro di restituire alla società civile risultati di reale rilevanza, anche grazie allo sviluppo di efficaci reti internazionali”.
Il titolo del progetto trae spunto dal capolavoro dello scrittore e filosofo Aldous Huxley (“Brave new world”, in italiano “il mondo nuovo”) e fa riferimento al “coraggio della nuova parola nello stimolare nuove idee”, introduce la ricerca Marco Marelli. “L’apprendimento di nuove parole è un processo che, a tutti gli effetti, non ha mai fine – spiega il professore del dipartimento di Psicologia -. Per quanto la maggior parte del vocabolario della nostra lingua madre, ovvero le parole che conosciamo, venga acquisito in età dello sviluppo, persino da adulti impariamo una nuova parola ogni due giorni. Raramente ce ne rendiamo conto: le nuove parole vengono integrate nel vocabolario preesistente in maniera automatica, senza sforzo esplicito, o persino consapevolezza, da parte nostra”.
“Con le nuove parole – prosegue Marelli – acquisiamo anche nuovi concetti ed idee: apprendere nuove parole arricchisce il nostro mondo interno, e ci può portare a pensare in modo differente. Il progetto “Brave New Word” mira a studiare questo fenomeno combinando psicologia sperimentale, linguistica computazionale, e neuroscienze cognitive. L’obiettivo è lo sviluppo di un modello in grado di predire, su base matematica, le idee e i significati che vengono stimolati dall’esperienza di nuove parole, e come questi si relazionano con le nostre conoscenze e credenze pregresse”.
Il modello si baserà su tre indizi linguistici che tipicamente accompagnano l’esperienza di nuove parole: informazioni contestuali, “intorno” alla parola (le frasi in cui le nuove parole vengono utilizzate); la struttura della parola stessa. “Come nel famoso caso di ‘petalosò – spiega Marelli -: per quanto discutessimo se fosse una vera parola o meno, quando questo termine venne divulgato, tutti avevamo una intuizione chiara del suo significato, basata sugli elementi ‘petalò e ‘osò di cui era composta”; associazioni tra suoni e significati derivati dall’esperienza linguistica: “tipicamente – osserva il professore – una parola come ‘sundalierà, dal suono più dolce, ci evocherà significati maggiormente positivi di ‘turtotiorò dal suono più duro”.
Alla definizione del modello contribuirà una serie di esperimenti dal vivo ed online, sia sulla lingua italiana, che sulla lingua inglese, che coinvolgerà centinaia di individui. “I diversi studi analizzeranno le intuizioni suscitate da nuove parole, e valuteranno quanto queste siano in linea con le predizioni quantitative fornite dal modello, permettendoci di affinarlo. Le intuizioni verranno raccolte attraverso diversi metodi di misurazione, quali associazioni libere, tempi di reazione, mouse-tracking, e attivazione cerebrale (tramite elettroencefalogramma e risonanza magnetica funzionale)”.
“Il lavoro proposto si caratterizza come ricerca di base – conclude Marco Marelli – ma una volta sviluppato, il modello potrà trovare diversi naturali ambiti di applicazione, dal contributo allo sviluppo di una Intelligenza artificiale sempre più in linea con la mente umana, alla definizione di programmi di educazione e riabilitazione linguistica, fino al marketing e alla comunicazione”.
– foto ufficio stampa Università Milano-Bicocca –
(ITALPRESS).
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